In un mondo che spesso dà per scontata la salute e la visibilità, incontrare persone come Rossana Agliozzo significa aprire uno sguardo nuovo su realtà complesse e profondamente umane. Autrice, pittrice e donna dalla sensibilità straordinaria, Rossana convive con la fibromialgia, una malattia cronica ancora poco compresa, ma capace di segnare profondamente la vita di chi ne è affetto.
La sua voce, però, non si è mai spenta. Anzi, ha trovato nuovi modi di esprimersi attraverso l’arte e l’impegno sociale. Rossana è infatti anche presidente di Amici Invisibili, un’associazione di Promozione Sociale che lavora per dare supporto e visibilità alle persone affette da patologie invisibili come la fibromialgia.
In questa intervista, ci racconta il suo percorso umano e artistico, le sfide quotidiane che affronta, e la forza con cui trasforma il dolore in bellezza, consapevolezza e azione.
Rossana, potresti raccontarci un po’ di te? Chi è Rossana Agliozzo?
Sono una persona con molteplici passioni e interessi, sempre in movimento, come un quadro che si evolve continuamente. Oltre a dedicarmi alla scrittura e alla pittura,, sono profondamente appassionata di tecnologia, intelligenza artificiale e digital marketing. Mi affascina come l’innovazione possa aprire nuovi orizzonti e credo fermamente che il potenziale umano sia infinito, proprio come la capacità della tecnologia di evolversi. La scrittura e la pittura sono il mio rifugio, il mio modo di esprimermi e di raccontare storie che riflettono la complessità dell’animo umano. Sono anche una grande sostenitrice dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne. Dopo la diagnosi di fibromialgia, ho deciso di canalizzare la mia energia in un progetto che ha un forte impatto sociale: l’AssociazioneAmici Invisibili APS. Si tratta di un’associazione di promozione sociale (APS) digitale che si impegna a sensibilizzare sulle malattie invisibili. Il nostro obiettivo è far conoscere e divulgare queste malattie spesso poco comprese, raccontando le storie di chi le vive ogni giorno. In questo progetto, credo che raccontare le esperienze delle persone sia fondamentale per abbattere il muro del silenzio che spesso circonda queste condizioni. Credo che sia essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica su queste condizioni, che influenzano profondamente la vita di chi ne è colpito, ma che troppo spesso vengono ignorate.
Come e quando è nata la tua passione per l’arte e la scrittura?
La mia passione per la scrittura è nata durante il periodo universitario. Scrivere mi aiutava a scaricare lo stress e a trovare un equilibrio. La mia prima pubblicazione risale al 2016, ma dopo quell’esperienza ho smesso di scrivere per qualche anno. È stato solo dopo tanto tempo che ho ripreso a scrivere, e il mio ritorno alla scrittura si è concretizzato con la pubblicazione del libro “Il coraggio del sesso debole – dialogo fra amiche”. Questo libro è stato il frutto di un lungo percorso e una riflessione profonda, e mi ha permesso di tornare a dare voce ai miei pensieri e alle mie esperienze. Per quanto riguarda l’arte, ho sempre avuto una passione per l’arte in generale, ma non avevo mai provato a dipingere fino a quando una dottoressa, dopo la mia diagnosi, mi consigliò di farlo come terapia. All’inizio pensai di non essere in grado, ma un giorno, vedendo una ragazza completamente immersa nel dipingere, ho deciso di provarci. Da quel momento, dipingere è diventato per me una nuova forma di espressione che mi sta dando grandi soddisfazioni.
Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso artistico e letterario? Le tappe fondamentali del mio percorso artistico e letterario sono inevitabilmente legate al mio percorso diagnostico, che è stato lungo e difficile. Per anni, ho vissuto un momento in cui non mi sentivo capita dal mondo esterno, e questo ha avuto un impatto profondo su di me. La diagnosi di fibromialgia, infatti, è stato un punto di svolta, che mi ha spinto a riflettere su me stessa e sulla mia vita.
Quali sono le tue fonti di ispirazione principali? Le mie principali fonti di ispirazione sono le relazioni umane. Le dinamiche tra le persone sono incredibilmente complesse e spesso difficili da comprendere, ma è proprio in queste complicazioni che trovo stimoli per la mia arte e la mia scrittura. Ogni relazione, con le sue sfumature, contraddizioni e bellezze, mi offre un’infinità di spunti da esplorare e raccontare, rendendo ogni storia unica e profonda
La tua arte e la tua scrittura sono intrise della tua esperienza con la malattia cronica. Come ha influenzato la tua percezione del mondo e la tua espressione creativa?
La mia esperienza con la malattia ha avuto un impatto profondo sulla mia percezione del mondo e sulla mia espressione creativa. Vivere con una condizione che spesso non è visibile agli altri mi ha insegnato a vedere oltre le apparenze e ad ascoltare le storie silenziose che le persone portano con sé. La sofferenza, la solitudine e la ricerca di comprensione hanno modellato la mia scrittura e la mia arte, rendendole più profonde, autentiche e empatiche. Questa esperienza mi ha anche spinto a esplorare la bellezza nei momenti di vulnerabilità, a cercare la forza anche nelle difficoltà. Ogni dipinto, ogni parola che scrivo è un modo per esprimere ciò che non sempre può essere detto a voce, ma che è vissuto intensamente dentro di me. La malattia mi ha insegnato a vedere il mondo con occhi diversi, a valorizzare ogni piccola conquista e a trasformare il dolore in un’opportunità per crescere e comunicare con gli altri in modo più vero.
Quali sono le sfide quotidiane che affronti a causa della tua condizione, e come trovi la forza per superarle? Le sfide quotidiane che affronto a causa della mia condizione sono molteplici, ma la più grande è sicuramente l’accettazione di non poter vivere più come prima della diagnosi. Quando non sai cosa hai, è incredibilmente difficile, e in quei momenti iniziali non c’era nessuno a dirmi cosa dovevo evitare per non peggiorare. La fase di accettazione è stata lunga e dolorosa, soprattutto nel dover abbandonare molte cose che facevano parte della mia routine quotidiana. Ci sono inevitabilmente momenti di down, in cui il peso della condizione si fa sentire. Però, trovo la forza per andare avanti aiutando gli altri, soprattutto attraverso l’associazione “Amici Invisibili” dove mi impegno per sensibilizzare su malattie invisibili. Inoltre, avere una rete di supporto di persone che capiscono davvero ciò che sto vivendo è fondamentale. So che ci sono giorni in cui posso fare molto e altri in cui devo riposare, e avere accanto persone che rispettano e comprendono questi alti e bassi è essenziale per affrontare la quotidianità. Nonostante tutto, credo che la vita debba essere vissuta pienamente. So che questa è solo una brutta parentesi e che con il tempo imparerò a conviverci e a trovare un nuovo equilibrio. La resilienza e la speranza sono le forze che mi spingono ad andare avanti, sapendo che ogni giorno porta con sé nuove opportunità di crescita e adattamento.
C’è un momento particolare della tua vita in cui hai sentito che la tua malattia ti ha definita, e come sei riuscita a trasformare quell’esperienza in qualcosa di positivo? Un momento particolarmente difficile è stato quando ho realizzato che, a causa della mia malattia, avrei dovuto lasciare il lavoro che amavo. I medici me lo hanno fortemente consigliato, e per me è stata dura, perché il lavoro faceva parte di me e della mia identità. È stato un momento in cui ho sentito che la malattia mi stava definendo, ma in realtà, credo che non sia la malattia a definire una persona, quanto piuttosto la società che spesso tende a etichettare chi non rientra in questi schemi. Il mondo del lavoro, soprattutto in Italia, deve ancora evolversi per adattarsi alle nuove esigenze, inclusa quella di chi affronta malattie croniche. Viviamo in un momento in cui il capitalismo sta raggiungendo il suo apice e, se non si è “adatti” a questi ritmi, ti senti rotto, inutilizzabile. Ma la verità è che questi ritmi non fanno bene a nessuno, nemmeno a chi sta bene. Ho deciso di non farmi definire dalla malattia, ma di usarla come una spinta per trovare un nuovo equilibrio. Ho voluto avviare il progetto Amici Invisibili per sfruttare le competenze che avevo acquisito in 8 anni di lavoro nel digital marketing.Amici InvisibiliAPS è nata come una community che oggi raggiunge quasi 10.000 membri tra tutti i social in cui siamo presenti. Attraverso le piattaforme social, stiamo sensibilizzando su malattie invisibili. In questo modo, sto cercando di trasformare questa esperienza in qualcosa di positivo, creando una rete di supporto e un impatto sociale che possa davvero fare la differenza per chi vive quotidianamente con malattie croniche invisibili.
Come ti ha aiutato l’arte ad affrontare e superare le difficoltà derivanti dalla malattia? L’arte mi ha offerto un canale per sentirmi in controllo in un momento in cui tante cose nella mia vita sembravano sfuggirmi. La creatività mi ha permesso di riappropriarmi di me stessa, di dare spazio alla mia espressione personale. In questo processo, ho scoperto una nuova dimensione di resilienza.
La tua arte spazia dalla pittura astratta alla scrittura. Qual è il filo conduttore che lega queste due forme di espressione per te?” Il filo conduttore che lega la mia arte, dalla pittura alla scrittura, è sicuramente il desiderio di esprimere emozioni che non sempre possono essere comunicate con le parole o attraverso forme convenzionali.
Quali sono i temi che esplori più spesso nelle tue opere, e cosa speri che il pubblico possa trarre da esse? Nelle mie opere, esploro principalmente le relazioni umane e le difficoltà nel trovare un equilibrio emotivo. Mi interessa raccontare le dinamiche complesse dei legami affettivi, come la dipendenza affettiva e l’attaccamento relazionale, sia sicuro che insicuro. Questi temi sono al centro delle mie riflessioni, perché credo che le relazioni siano una delle esperienze più complesse e sfaccettate della vita. Spero che il pubblico possa trarre dalle mie opere una maggiore consapevolezza e comprensione delle proprie relazioni. Voglio che le persone si sentano riconosciute nei temi che affronto, e che possano riflettere su come costruire legami più sani, basati sulla fiducia e sulla sicurezza emotiva.
Come descriveresti il tuo processo creativo? Ci sono rituali o momenti specifici in cui ti senti più ispirata? Il mio processo creativo si nutre principalmente di calma e riflessione. Trovo ispirazione quando tutto si ferma, quando il rumore del mondo esterno svanisce e mi trovo in uno spazio di silenzio interiore. È in quei momenti di tranquillità che riesco a riflettere, a raccogliere i miei pensieri e a lasciarli fluire liberamente. Non c’è un rituale specifico, ma piuttosto una predisposizione a creare quando mi sento in armonia con me stessa, senza fretta o pressioni. In questo spazio di quiete, posso esplorare liberamente le emozioni e le idee che voglio esprimere attraverso l’arte o la scrittura.
Sei anche scrittrice. Il tuo libro si intitola “Il coraggio del sesso debole, dialogo fra amiche”, cosa ti ha spinta a scriverlo? Ero in un momento di riflessione della mia vita in cui la malattia mi stava piegando. Troppi eventi negativi, vissuti in poco tempo, mi avevano fatto perdere fiducia in me stessa. La mia condizione fisica e le esperienze difficili in ambito lavorativo mi avevano fatto sentire insicura e senza forze. Probabilmente è stato proprio questo il motivo che mi ha spinto a scrivere “Il coraggio del sesso debole – dialogo fra amiche”. Parlo della condizione femminile, rendendo questo libro un vero e proprio manuale di sopravvivenza alle discriminazioni di genere. La protagonista, Rebecca Gonzalez, una giovane trentenne siciliana, convive con una malattia invisibile di cui non conosce il nome, una condizione che le fa rinunciare ai suoi sogni e progetti di vita. La storia ruota attorno a un dialogo profondo tra Rebecca e la sua amica, in cui esplora i cambiamenti e le difficoltà che la sua vita ha attraversato, soprattutto dopo la pandemia. Le emozioni di incertezza, la messa in discussione del proprio valore e le situazioni emotivamente provanti sono solo alcuni dei temi che Rebecca affronta tra queste pagine, portando la voce di tutte quelle donne che, pur essendo ritenute “il sesso debole”, con le loro scelte e azioni dimostrano di avere più coraggio di quanto loro venga concesso.
Vista la forte presenza della condizione femminile nelle tue opere, come mai ha scelto di incentrare la sua arte su questo soggetto? La scelta di incentrare la mia arte sulla condizione femminile nasce da un profondo desiderio di esplorare e dare voce a esperienze che spesso vengono marginalizzate o sminuite. La donna, con le sue complessità, le sue sfide e la sua resilienza, è una figura che mi affascina e mi spinge a riflettere continuamente su come la società, la cultura e la storia abbiano definito il suo ruolo. Nel corso della mia vita, ho vissuto in prima persona le difficoltà legate alla condizione femminile, dalla lotta per l’uguaglianza di genere alle discriminazioni, e ho sentito l’urgenza di dare spazio a queste storie. Penso che l’arte, in tutte le sue forme, sia un potente mezzo per raccontare le esperienze delle donne, non solo per sensibilizzare, ma anche per dare loro il riconoscimento che meritano. Le donne sono spesso etichettate, sottovalutate, eppure ogni giorno dimostrano una forza incredibile. La mia arte vuole esplorare questo coraggio nascosto e offrire una rappresentazione autentica della condizione femminile, dando alle donne la visibilità e il rispetto che troppo spesso vengono loro negati.
Come vedi il ruolo dell’arte e della scrittura nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie rare e sull’inclusione? Penso che l’arte e la scrittura abbiano un potere straordinario nel sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare su temi complessi e poco conosciuti come le malattie croniche e l’inclusione. L’arte, con la sua capacità di toccare le emozioni, e la scrittura, con la sua capacità di narrare storie e esperienze, sono strumenti che permettono di raccontare le difficoltà quotidiane di chi vive con malattie croniche. Questi mezzi non solo educano e informano, ma aprono anche un dialogo più profondo sulla necessità di una maggiore inclusione, empatia e comprensione. L’arte e la scrittura permettono di andare oltre i numeri e le statistiche, per entrare nel vivo delle esperienze personali, mostrando la realtà di chi affronta una malattia. In questo modo, possono aiutare a cambiare la percezione collettiva, smontare pregiudizi e costruire una cultura di accoglienza e supporto.
Quali sono i tuoi sogni e le tue speranze per il futuro, sia a livello personale che professionale?” A livello personale, spero che nonostante le difficoltà, riuscirò a trovare la felicità e un equilibrio che mi permetta di vivere pienamente. A livello professionale, la mia speranza è che Amici Invisibili APS continui a crescere, raggiungendo sempre più persone e facendo davvero la differenza nella sensibilizzazione riguardo alle malattie rare e invisibili. Inoltre, spero che la ricerca scientifica vada avanti, portando a scoperte che possano curare malattie che oggi sono ancora ignorate dalla classe medica. Questo sarebbe un grande passo verso un futuro migliore per chi soffre di malattie invisibili.. Infine, per quanto riguarda le mie passioni, mi auguro che la scrittura e la pittura possano continuare a evolversi e darmi soddisfazioni, magari raggiungendo risultati ancora più significativi.
Chi sono le persone che ti hanno sostenuto di più nel tuo percorso, e come hanno influenzato la tua vita? Per anni, da chi mi stava accanto, le mie difficoltà evidenti sono state messe in secondo piano, con altre priorità che venivano sempre prima. Solo successivamente, quando la situazione è diventata più chiara, hanno iniziato a capire davvero e ora mi supportano moltissimo. Non c’è una singola persona che ha influenzato la mia vita in modo decisivo, ma sono state le esperienze che ho vissuto. Alcune di queste, a posteriori, credo che non fossero necessarie, ma hanno comunque contribuito a chi sono oggi.
Quali sono le tue passioni al di là dell’arte e della scrittura? Cosa ti fa sentire veramente viva? Al di là dell’arte e della scrittura, una delle mie grandi passioni è viaggiare. Amo scoprire nuovi luoghi, entrare in contatto con diverse culture e imparare da esse. Viaggiare mi fa sentire veramente viva, perché mi permette di vedere il mondo da prospettive diverse, arricchirmi di esperienze uniche e capire meglio me stessa. Ogni viaggio è un’opportunità per crescere, scoprire nuove realtà e sentirmi connessa con il mondo che mi circonda.
Se potessi dare un consiglio alla Rossana bambina, cosa le diresti? Se potessi dare un consiglio alla Rossana bambina, le direi di non aver paura. Le direi che, nonostante le difficoltà, andrà tutto bene e che riuscirà a realizzare i suoi sogni. La vita avrà le sue sfide, ma avrà anche la forza di affrontarle e superarle, trovando sempre un modo per andare avanti. La perseveranza e la fiducia in se stessa saranno le sue più grandi alleate.